La quotazione dell’oro vola e raggiunge i massimi storici degli ultimi 7 anni, non si vedeva una quotazione del genere dall’Aprile del 2013.
Ancora una volta l’oro si conferma bene rifugio per eccellenza, l’ultimo prezzo è di 1731,07 dollari l’oncia, ovvero ben 50,5 euro al grammo.
Non finisce qui perché secondo gli analisti il trend rimane rialzista, soprattutto se confrontato con il dollaro che negli ultimi mesi ha subito un forte calo (leggi anche “Quotazione Palladio: il raro metallo vale più dell’oro”).
Si prospetta un ottimo secondo semestre del 2020, la nota investment bank svizzera Ubs ha già alzato il target price a 1800 dollari l’oncia.
Quotazione oro: la situazione attuale
Come già anticipato, Ubs ha alzato il prezzo obiettivo per l’oro, ma ha anche annunciato un’opinione ribassista riguardo tassi di interesse e potere di acquisto del dollaro USA. Praticamente i due fattori che determinano di fatto il prezzo dell’oro.
Questi due valori incidono sulla quotazione dell’oro provocando un effetto “contrario“, infatti se questi sono destinati al ribasso, l’oro al rialzo. Inoltre le aspettative di Ubs sui tassi di interesse reali statunitensi sono alquanto negativi, e l’investment bank ipotizza che possano toccare i minimi del 2008, anno della recessione globale.
Attualmente però continuano ad essere distanti i prezzi spot e future nonostante la riapertura degli impianti di produzione di lingotti in Svizzera (luogo in cui hanno sede le 3 maggiori raffinerie al mondo).
Ricordiamo infatti che soltanto qualche settimana fa è scoppiato il caos sulla quotazione dell’oro, scatenando il panico nel mondo della finanza. Tutto ciò a causa del coronavirus che ha dato il via alla diminuzione di liquidità dell’oro, ovvero della carenza di lingotti.
E se l’oro crolla, trascina via con se anche altri numerosi asset come valute e titoli di stato. Quello che sta accadendo oggi a causa dell’epidemia è un qualcosa di mai visto, infatti raffinerie e miniere non hanno mai chiuso, neanche durante le guerre mondiali.
Perchè il coronavirus ha affondato l’oro
Alla chiusura delle miniere, citiamo ad esempio quelle del Sudafrica, si aggiunge anche l’estrema difficoltà nel trasportare l’oro che non può arrivare dove dovrebbe. Come accaduto al NYMEX, principale mercato mondiale per futures e options sui metalli preziosi.
Ed è proprio lì che si è verificato addirittura un fenomeno finanziario chiamato backwardation, rarissimo per l’oro. Praticamente indica che il costo di consegna attuale ha un prezzo più alto di quello della consegna futura. Molto probabilmente è stato proprio il backwardation a scatenare il caos, dato che può significare solamente una cosa: scarsità dell’offerta.
Un fattore grave per l’oro che possiamo ricollegare alla chiusura delle maggiori raffinerie mondiali, delle miniere, e quindi al coronavirus. E ovviamente all’impossibilità di spostare la materia prima a causa dei lockdown imposti dai vari stati.
Perché l’oro è si una materia prima che può finire, magari possono anche esaurirsi tutte le miniere del mondo, ma ci sarà sempre. L’oro si può fondere, può cambiare forma ed essere rimesso tranquillamente sul mercato.
Le banche centrali lo usano come riserve (è un bene rifugio) quindi se la quotazione dell’oro è alta possono anche farlo uscire, trasportare e quindi vendere. Ma non con un’epidemia in corso.
Il coronavirus finirà, l’oro no.