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Gruppo Campari: ciao ciao Italia, l’azienda va in Olanda

Era già stato annunciato mesi fa ma ora è ufficiale, il Gruppo Campari si trasferisce in Olanda.

Sarà sicuramente contento Mark Rutte, attuale Primo Ministro dei Paesi Bassi che conosciamo perfettamente grazie alle sue discutibili dichiarazioni anti-Italia ed anti-italiani.

La più famosa è stata “niente soldi agli italiani” (nonostante la gravissima emergenza sanitaria che ha causato migliaia di morti), accompagnata da un simpatico siparietto tra lui ed un netturbino olandese.

E a quanto pare il Gruppo Campari ha deciso di appoggiarlo trasferendosi proprio nel “Regno delle Multinazionali”. Altro che il “reshoring” annunciato da Colao.

Non finisce qui, perché il Gruppo Campari probabilmente porterà via con se anche il neo-acquisto Tannico, e-commerce italiano leader nella vendita online di vini e premium Spirit (per ulteriori informazioni leggi anche: “Gruppo Campari: acquisite Tannico 49% e Lallier 80%”).

Insomma si tratta di un imponente riasset per la storica azienda italiana. Che negli anni 50’ dominava la scena nella “Milano da Bere” e si poneva come il “re” indiscusso dell’aperitivo. La stessa che nel 2017 ha ceduto il Crodino della nostra Crodo alla danese Royal Unibrew.

Gruppo Campari: la situazione attuale

Grazie all’appoggio di Goldman Sachs e di UBS, il Gruppo Campari è finalmente riuscito a trasferirsi in Olanda.

Il regime fiscale agevolato, la veloce burocrazia olandese e soprattutto la tassazione quasi nulla sui dividendi hanno convinto la famiglia Garavoglia a lasciare l’Italia. Anche se la sede fiscale dovrebbe rimanere comunque nel Bel Paese.

Pur di portare a termine l’operazione, il Gruppo Campari (tramite Lagfin) ha annunciato di esser pronto ad acquistare fino a 38 milioni di euro di titoli Campari.

Gli stessi che attualmente sono nelle mani degli azionisti recedenti (quelli contrari al trasferimento della sede).

L’acquisto delle azioni

Ebbene, la holding ha contattato gli azionisti recedenti tramite gli advisor ed ha proposto la riconsegna delle azioni per un prezzo pari a 8 euro.

Si tratta di un prezzo minore in confronto a quello di recessione stabilito in 8,376 euro per azione.

Attualmente la famiglia Garavoglia ha già speso oltre 250 milioni di euro per l’acquisto di azioni proprie (20 milioni di titoli a 8,376 euro l’uno). Una cifra notevolmente superiore rispetto a quella preventivata, ovvero 76,5 milioni di euro.

Ai 251,28 milioni di euro già spesi si aggiungeranno probabilmente altri 13, 6 milioni di euro che verranno utilizzati per l’acquisto delle azioni (a 8 euro) in mano agli azionisti recedenti.

Infine, è previsto anche l’acquisto di ulteriori 8,2 milioni di azioni di recesso che verranno acquistate a prezzo di mercato.

Al termine di tutte queste operazioni, secondo l’investment bank italiana Equita Sim, la holding Lagfin salirà al 53,7% del capitale, ed avrà un diritto di voto pari al 67,1%.

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Last modified: 23/06/2020