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Giacimenti di petrolio in Italia: dove e quanto ne viene estratto?

L’Italia, pur non essendo autosufficiente, possiede giacimenti petroliferi in Basilicata, Sicilia e Mar Adriatico. Le attività estrattive seguono norme rigorose per minimizzare l’impatto ambientale e soddisfare il fabbisogno locale.

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L’Italia, pur non essendo uno dei principali produttori di petrolio a livello globale, possiede alcune risorse petrolifere situate prevalentemente al Sud e in aree specifiche del mare Adriatico. Le riserve di petrolio italiane si concentrano principalmente in Basilicata, con altri giacimenti minori in Sicilia, Calabria, Molise e nel Mar Adriatico.

Vediamo nel dettaglio le principali aree di estrazione e i volumi medi di produzione che queste regioni riescono a garantire.

Principali aree di estrazione in Italia

Basilicata

La Basilicata è la regione italiana con la maggiore concentrazione di attività estrattiva, con il giacimento di Val d’Agri come il più importante del Paese. Operato principalmente dalla compagnia Eni, questo giacimento è considerato uno dei più grandi d’Europa a terraferma, con una capacità produttiva media di oltre 75.000 barili al giorno. Qui, la produzione di petrolio rappresenta una fonte economica significativa per la regione, che beneficia di royalties pagate dalle compagnie energetiche.

Sicilia

La Sicilia possiede diversi giacimenti sia sulla terraferma che offshore. L’attività estrattiva sull’isola è però meno intensa rispetto alla Basilicata. I giacimenti principali si trovano a Gela e Ragusa, dove viene estratto sia petrolio che gas naturale, sebbene i volumi di petrolio estratti siano modesti rispetto ai giacimenti della Basilicata. Anche in Sicilia, l’industria petrolifera ha un impatto significativo sull’economia locale, ma le estrazioni sono oggetto di critiche ambientali e sociali.

Calabria e Molise

In Calabria e Molise l’attività estrattiva è meno estesa e si concentra in piccoli giacimenti a bassa produttività. Le quantità di petrolio estratto in queste regioni sono inferiori rispetto a quelle della Basilicata e della Sicilia, con una produzione che copre solo una minima parte del fabbisogno nazionale.

Mare Adriatico

L’Adriatico ospita diversi giacimenti offshore al largo delle coste italiane, in particolare nelle regioni Emilia-Romagna e Marche. La produzione, che avviene attraverso piattaforme offshore, è limitata rispetto a quella dei giacimenti sulla terraferma, ma ha comunque un ruolo nella strategia energetica nazionale.

Anche qui, l’estrazione di petrolio e gas è soggetta a rigorosi controlli ambientali e a politiche di contenimento delle emissioni.

Quanto petrolio viene prodotto in Italia?

In termini complessivi, la produzione di petrolio in Italia rappresenta una frazione limitata del fabbisogno nazionale, coprendo appena il 10-12% della domanda. Nel 2022, la produzione totale di petrolio ha superato di poco i 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, con la Basilicata che ha contribuito a oltre l’80% del totale.

Tuttavia, l’autosufficienza petrolifera italiana rimane bassa, e il Paese continua a dipendere fortemente dalle importazioni per soddisfare la domanda interna, principalmente da Paesi produttori come la Russia, l’Azerbaigian e l’Arabia Saudita.

Impatto economico e ambientale delle estrazioni

L’estrazione di petrolio in Italia ha indubbiamente un peso economico per le regioni coinvolte, soprattutto per quanto riguarda l’indotto locale e le royalties che alimentano le casse regionali e comunali. Tuttavia, queste attività sono spesso al centro di polemiche ambientali: dalle preoccupazioni per la qualità dell’aria e dell’acqua all’impatto sull’ecosistema marino nel caso di piattaforme offshore.

L’Italia ha cercato negli anni di equilibrare le esigenze di sviluppo energetico con la tutela ambientale, imponendo standard elevati di sicurezza per limitare i danni potenziali.

La prospettiva futura dell’estrazione di petrolio in Italia

Negli ultimi anni, la produzione di petrolio in Italia ha registrato un trend in calo, riflettendo sia l’esaurimento naturale di alcuni giacimenti sia le nuove politiche di transizione energetica. L’Italia, infatti, punta a ridurre la propria dipendenza dai combustibili fossili entro il 2030, aumentando la produzione di energia rinnovabile e riducendo le emissioni di CO₂.

In questo contesto, la produzione nazionale di petrolio potrebbe ulteriormente contrarsi, con una maggiore attenzione verso l’efficienza energetica e la diversificazione delle fonti di energia.

Normativa e royalties sull’estrazione di petrolio in Italia

In Italia, l’estrazione di petrolio è regolata da normative rigorose, che mirano a garantire la sicurezza delle operazioni e a limitare l’impatto ambientale. Le autorizzazioni per le esplorazioni e le estrazioni vengono rilasciate dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dalle Regioni, che hanno un ruolo centrale nella gestione delle risorse energetiche sul territorio.

  • Autorizzazioni e concessioni
    Le imprese energetiche devono richiedere autorizzazioni specifiche prima di poter iniziare qualsiasi attività di estrazione. Queste autorizzazioni passano attraverso una serie di valutazioni ambientali per minimizzare i rischi per l’ecosistema e garantire che le operazioni rispettino gli standard di sicurezza nazionali ed europei. Le compagnie sono tenute a fornire piani dettagliati sulle attività estrattive, con studi di impatto ambientale obbligatori, e devono rispettare periodiche revisioni per mantenere attive le concessioni.
  • Royalties e ricadute economiche per il territorio
    Le compagnie petrolifere che operano in Italia sono tenute a versare delle royalties allo Stato e alle Regioni, cioè delle quote economiche in percentuale sul valore del petrolio estratto. Le royalties variano in base alla quantità estratta e alla tipologia di concessione (terraferma o offshore) e possono arrivare fino al 10% per le attività sulla terraferma e all’8% per le attività offshore. Queste risorse vengono parzialmente reinvestite nei territori interessati, sostenendo iniziative di sviluppo locale, servizi e infrastrutture.
  • Sicurezza e tutela ambientale
    L’Italia impone vincoli ambientali e controlli molto severi alle attività estrattive. In particolare, l’utilizzo di tecniche avanzate per il monitoraggio ambientale è obbligatorio, e le aziende devono garantire il rispetto di norme in tema di tutela delle acque e dell’aria. In aree particolarmente sensibili, come quelle vicine a parchi naturali o a zone marine protette, le normative impediscono qualsiasi forma di esplorazione o produzione. La gestione delle attività offshore, in particolare, deve rispondere ai parametri fissati a livello europeo per limitare i rischi di fuoriuscite e altri potenziali incidenti.

Il ruolo delle comunità locali e l’opposizione all’estrazione

Le comunità locali e numerose organizzazioni ambientali hanno spesso sollevato preoccupazioni sull’estrazione di petrolio in Italia, soprattutto in regioni come la Basilicata e la Sicilia. Il timore principale riguarda le conseguenze ambientali e i rischi per la salute pubblica, oltre all’impatto sul turismo e sull’agricoltura, settori che costituiscono una parte fondamentale dell’economia locale.

Numerosi comitati civici chiedono misure più restrittive e controlli rigorosi sulle operazioni, mentre alcuni chiedono una graduale riduzione dell’attività estrattiva per favorire una transizione verso un’economia più sostenibile.

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Tag: , , Last modified: 13/11/2024