C’è qualcosa di profondamente umano nel voler lasciare un segno, anche quando il rumore intorno è troppo forte per sentire il proprio passo. Maserati lo sa. Lo sussurra, senza dichiararlo apertamente, attraverso un investimento preciso: 11 milioni di euro. Nessuna fanfara, nessuna campagna globale. Solo un gesto deciso, quasi chirurgico.
A Modena – dove tutto è iniziato e forse anche dove qualcosa vuole rinascere – sono nate le nuove Officine Fuoriserie. Un nome elegante. Ma la sostanza è molto più ruvida: si tratta di un centro per la personalizzazione estrema delle vetture, installato nello storico stabilimento di Viale Ciro Menotti.
Un progetto che non è solo industriale. È anche psicologico. Perché personalizzare significa ascoltare, decifrare, tradurre. Vuol dire fermarsi sul dettaglio quando tutto intorno corre.
Officine fuoriserie: numeri di un’anomalia necessaria
Dentro questo nuovo cuore artigianale, ogni vettura prende una piega differente. Come se ogni cliente lasciasse una piccola impronta emotiva, visibile solo a chi sa dove guardare.
Ecco la mappa numerica del progetto:
- 11 milioni di euro: l’investimento iniziale per l’infrastruttura e le tecnologie
- 24 vetture al giorno: la capacità produttiva a pieno regime
- 110 addetti specializzati: non operai qualsiasi, ma esperti del dettaglio
- 3 aree chiave: verniciatura avanzata, configurazione su misura, lavorazioni dedicate
Ogni elemento sembra scelto più per necessità emotiva che per logica industriale. Ma è proprio questo che dà forma al paradosso Maserati: la lucidità nel caos.
Due cataloghi e un universo aperto
Il programma Fuoriserie non è solo marketing. È architettura psicologica. Funziona su tre livelli, ma è nel terzo che tutto esplode.
- Corse: per chi cerca la nostalgia della velocità
- Futura: per chi vuole toccare il domani con la punta delle dita
- Bespoke: per chi non cerca nulla, ma vuole tutto
Il valore aggiunto? Oscilla.
- +10-20% sul prezzo base per modelli come la Grecale
- +50-100% per auto come la GT2
Qui non si vende un’auto. Si vende un riflesso. La Maserati diventa specchio, e lo specchio – come sempre – distorce.
Gli Stati Uniti e il confine invisibile
Ma non basta costruire un gioiello se non sai dove esporlo. Il mercato americano, per Maserati, è vitale. Più di quanto si dica nei comunicati stampa.
35-40% delle vendite globali partono da lì. E lì, ora, aleggia un’ombra: i dazi.
Nessun panico dichiarato, ma conversazioni silenziose tra manager. L’ad Santo Ficili lo ha detto con cautela: «Siamo molto attenti all’evoluzione della tassazione». Il che, in codice aziendale, significa: siamo pronti a cambiare tutto, se serve.
Strategie di adattamento, rimodulazione del posizionamento, tutela dei clienti. Sono parole. Ma dietro ci sono decisioni che si prendono di notte, senza testimoni.
Rilancio economico: non è solo una questione di numeri
Il 2024 è stato – come si dice in certi ambienti – “sfidante”. In realtà, per Maserati, è stato complicato.
Ficili ha parlato di “risultati non in linea con le aspettative”. E ha poi corretto il tiro: “Ridurremo i costi, ma non taglieremo il sogno”. O almeno, non ancora.
Modena resta il centro. Il cuore. Il simbolo. Lo dice lui: «La Motor Valley è qui». Una frase che, se pronunciata a Detroit o Tokyo, potrebbe sembrare folklore. Ma a Modena è geografia emotiva.
E il 2025? Dovrebbe essere, secondo i piani, “l’anno del Tridente”. Ma i piani, si sa, hanno sempre il difetto di non prevedere gli imprevisti.