Stellantis ha annunciato la chiusura temporanea del reparto carrozzerie nello stabilimento di Mirafiori, a Torino, dal 2 al 17 dicembre. A causa di precedenti accordi e della sovrapposizione con le festività natalizie, lo stop effettivo si protrarrà fino all’8 gennaio 2025.
La misura, che coinvolge esclusivamente il reparto carrozzerie e non l’intero complesso di Mirafiori, è motivata dalla persistente incertezza nelle vendite di vetture elettriche nei mercati europei e di lusso in paesi extraeuropei come Cina e Stati Uniti.
L’impianto di Mirafiori, che impiega circa 13.000 persone distribuite in cinque stabilimenti e uffici amministrativi, è al centro di un nuovo lungo periodo di cassa integrazione.
L’annuncio ha riacceso le preoccupazioni dei sindacati, che denunciano una situazione critica per il settore e per i lavoratori coinvolti.
Sommario
Sindacati in allarme: “Stop produttivo senza precedenti”
L’annuncio di Stellantis è stato accolto con preoccupazione dai sindacati. “Siamo di fronte a un lunghissimo stop produttivo di un intero mese“, hanno dichiarato Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Cgil di Torino, e Gianni Mannori, responsabile Fiom di Mirafiori.
I rappresentanti sindacali denunciano il ricorso continuativo agli ammortizzatori sociali, che prosegue ormai da 18 anni consecutivi, e paventano che il 2025 possa segnare un ulteriore peggioramento.
I sindacati lamentano anche la mancanza di un confronto con Stellantis per pianificare nuovi investimenti strategici, ritenuti indispensabili per scongiurare l’uso reiterato della cassa integrazione. Lo scenario appare aggravato dai tagli del governo al Fondo automotive, ridotto di 4,6 miliardi di euro, che ha lasciato senza risposte le richieste di incentivi da parte del settore.
Crisi dell’automotive: un settore in affanno
La crisi dell’automotive in Italia è confermata dai dati elaborati dal Centro studi di Confindustria: nei primi nove mesi del 2024, il settore ha registrato un calo del -19,4% rispetto allo stesso periodo del 2023.
In Italia, l’automotive rappresenta il 6,3% della produzione manifatturiera, un valore ben al di sotto della media europea, che si attesta al 13%, trainata principalmente dalla Germania.
L’incertezza nel mercato dei veicoli elettrici e di lusso contribuisce ad alimentare un quadro già complesso, nel quale le aziende devono fare i conti con una domanda instabile e con una competizione internazionale sempre più serrata.
Appelli al governo e scontro istituzionale
Il segretario nazionale Fiom-Cgil, Samuele Lodi, ha lanciato un appello diretto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Le lavoratrici e i lavoratori hanno diritto ad avere risposte. Il governo deve convocare tutte le parti a Palazzo Chigi, perché il rischio è che il settore automotive scompaia dal nostro Paese”.
Lodi ha anche avvertito che, in assenza di dialogo, il sindacato è pronto ad auto-convocarsi.
Sul fronte politico, le reazioni sono divergenti. Mentre Confindustria e il vicepremier Matteo Salvini sostengono una linea dura contro Stellantis, chiedendo di bloccare del tutto nuovi incentivi per il settore, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si è mostrato più aperto al dialogo, dichiarandosi disponibile a negoziare un piano di rilancio dei siti produttivi italiani.
Un futuro incerto tra licenziamenti e delocalizzazioni
Il timore condiviso dai sindacati e da molti analisti è che l’attuale situazione possa preludere a decisioni ancora più drastiche, come licenziamenti o delocalizzazioni. Anche Carlos Tavares, CEO di Stellantis, ha lasciato intendere che scenari estremi non possono essere esclusi, sottolineando l’importanza di interventi immediati per sostenere il mercato e ridurre la dipendenza da misure straordinarie come la cassa integrazione.
In un contesto sempre più incerto, il futuro dell’automotive in Italia appare legato non solo alle decisioni aziendali di Stellantis, ma anche alla capacità del governo di attuare politiche industriali efficaci per sostenere uno dei settori chiave dell’economia nazionale.