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Offerta pubblica di Poste Italiane: il governo ferma la vendita, possibile ripresa a novembre

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L’attesa offerta pubblica di vendita (Opv) di Poste Italiane, che prevedeva la cessione di una seconda tranche delle azioni della società, è stata sospesa, almeno per il momento.

Contrariamente a quanto anticipato, non ci sarà nessuna vendita a breve, e sicuramente non lunedì 21 ottobre, giorno ipotizzato come inizio dell’operazione. La decisione sembra riflettere una strategia di maggiore cautela da parte del governo, nonostante il contesto di mercato favorevole.

Un’operazione già avviata

Il processo di preparazione per l’Opv era già stato avviato il 17 settembre, quando il Consiglio dei Ministri aveva approvato un Decreto del Presidente del Consiglio (Dpcm) che autorizzava la privatizzazione di Poste Italiane.

Inizialmente, si prevedeva la cessione di una quota del 29%, successivamente ridotta al 14%, da immettere sul mercato. Subito dopo, il Ministero dell’Economia aveva avviato la selezione dell’advisor e delle banche global coordinator, incaricate di raccogliere gli ordini per il collocamento delle azioni.

Inoltre, Poste Italiane aveva avviato una campagna pubblicitaria per informare il pubblico dell’imminente operazione.

La sospensione improvvisa

Nonostante tutto sembrasse procedere secondo i piani, l’operazione è stata bloccata all’ultimo momento. Non sono state motivazioni di mercato a suggerire il rinvio: il titolo Poste Italiane ha registrato un notevole apprezzamento, raggiungendo il valore record di 13 euro per azione, portando la capitalizzazione di mercato a circa 17 miliardi di euro.

Questo forte rialzo, paradossalmente, è avvenuto proprio mentre si attendeva un imponente quantitativo di nuove azioni da immettere sul mercato, che normalmente tende a deprimere il prezzo delle azioni esistenti.

Possibile finestra a novembre

Il rinvio dell’offerta pubblica potrebbe rispondere a una strategia di prudenza, con il governo intenzionato a valutare un’altra finestra temporale per l’operazione. Una nuova opportunità potrebbe aprirsi a novembre, dopo la pubblicazione dei risultati finanziari dei primi nove mesi di Poste Italiane e le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, previste per il 5 novembre.

Questa finestra potrebbe restare aperta fino al giorno del Ringraziamento, che negli USA si celebra il 28 novembre. In questo stesso periodo, si prevede anche la vendita di una quota dell’8-9% di Monte dei Paschi di Siena, un’altra privatizzazione in programma.

Al momento, la situazione resta in evoluzione e le prossime settimane saranno decisive per capire quando l’offerta pubblica di Poste Italiane verrà effettivamente lanciata.

Le dichiarazioni della premier Meloni

La svolta è diventata più chiara quando la premier Giorgia Meloni è intervenuta in Parlamento, rispondendo alle critiche dell’opposizione, in particolare da parte del Movimento 5 Stelle. Meloni ha sottolineato che l’operazione non riguarda investitori istituzionali come Blackrock, già azionista di Poste Italiane, ma è destinata principalmente ai risparmiatori retail e ai dipendenti di Poste.

Ha inoltre ribadito la volontà del governo di mantenere il controllo della società “nelle mani degli italiani”, respingendo l’idea di una svendita dei “gioielli di famiglia”.

Questa presa di posizione ha sollevato alcune perplessità, poiché le operazioni di questo tipo, per essere efficaci e garantire la liquidità necessaria, solitamente coinvolgono anche investitori istituzionali, che possono contribuire ad aumentare il valore delle azioni sul mercato.

La dinamica dei mercati e l’importanza degli investitori istituzionali

La questione degli investitori istituzionali è cruciale per operazioni di questa portata. Nel caso di un’Opv, coinvolgere solo i piccoli risparmiatori e i dipendenti di Poste Italiane potrebbe non garantire la liquidità necessaria per sostenere il titolo sul mercato. Infatti, gli investitori istituzionali, come fondi pensione e fondi comuni, giocano un ruolo chiave nel determinare la stabilità e la crescita del valore delle azioni.

Il loro coinvolgimento permette di assorbire grandi quantità di titoli e di garantirne una distribuzione più equilibrata, fondamentale per mantenere alta la fiducia degli investitori e la competitività del titolo in Borsa.

Le parole della premier Meloni sembrano quindi contrastare con le dinamiche tipiche di un’operazione di questo tipo, dove il successo dipende in gran parte dalla capacità di attrarre capitali da diverse categorie di investitori. D’altro canto, la decisione di posticipare l’Opv, se confermata, potrebbe essere una mossa per rivalutare meglio il contesto e assicurarsi che le condizioni siano ottimali per massimizzare il rendimento della privatizzazione.

Riflessioni finali

L’Opv di Poste Italiane rappresenta una delle più grandi operazioni di privatizzazione in Italia negli ultimi anni, e il suo rinvio, per quanto temporaneo, pone interrogativi sulla strategia complessiva del governo. Se da una parte l’attenzione verso i piccoli risparmiatori rispecchia l’intenzione politica di tutelare il controllo italiano su Poste, dall’altra è evidente che la partecipazione degli investitori istituzionali sarà comunque determinante per il successo dell’operazione.

Nei prossimi mesi, sarà importante osservare come si evolverà la situazione e se il governo deciderà di mantenere la sua posizione o aprirsi maggiormente al coinvolgimento di investitori esteri e istituzionali per garantire un processo di privatizzazione efficace e vantaggioso per le casse pubbliche.

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Last modified: 17/10/2024