Il mercato dei Bitcoin è sempre più popolare in Africa, soprattutto in Zimbabwe. Ma non solo. Anche Kenya, Nigeria e Sudafrica aprono alla criptovaluta. Il Bitcoin sarebbe quindi una risposta alle crisi economiche che da sempre mettono l’Africa in ginocchio. A quanto pare però, la nuova frontiera del Bitcoin è proprio il continente nero, dove si registrano transazioni in sostanziale aumento.
Sulla piattaforma Golix, maggiore exchange del Zimbabwe, il Bitcoin ha toccato la quotazione di 13.900 dollari, quasi il doppio della corrispettiva quotazione internazionale. In Nigeria addirittura è possibile la compravendita di Bitcoin tra privati, ad un prezzo stabilito tra venditore e acquirente. A Nairobi invece, capitale del Kenya, con un’iscrizione pari a 70.000 scellini locali (450 dollari), si può acquistare un azione di BitClub Network.
Tutto perfetto ma, come sempre, i guai sono dietro l’angolo.
Bitcoin in Zimbabwe : il caso della password smarrita
Partiamo con una notizia che ha destato scalpore. Il CEO di Golix, il più importante exchange dello Zimbabwe, avrebbe smarrito (nel Maggio scorso) la password per accedere al cold wallet della piattaforma. Appena dopo la diffusione della notizia, la Reserve Bank of Zimbabwe ha ordinato a Golix di sospendere immediatamente tutte le operazioni. E’ stata violata la legge zimbabwiana.
C’è da dire però, che non sono stati riscontrati problemi per i prelievi dalla piattaforma. Solamente l’1% degli utenti ha riscontrato problemi durante questa operazione. Il wallet conteneva 33 Bitcoin, ovvero quasi 330.000 €. Almeno, i fondi degli utenti non sono andati persi.
Il risultato ? Sicuramente non quello che vi aspettate. Inizialmente, a Luglio, il governo dello Zimbabwe ha anche vietato l’utilizzo delle valute straniere e digitali. Questo a portato ad un incremento sostanziale del trading peer-to-peer di Bitcoin, che da Luglio registra circa + 25 % di operazioni. Praticamente, l’effetto contrario di quello preventivato.
Bitcoin in Sudafrica : il riscatto da 4 BTC
Va peggio invece a Johannesburg, capitale del Sudafrica. Qui tutti i sistemi informatici sono tutti off-line, è in corso un cyber attacco. La notizia arriva proprio in questi giorni, la pagina web della città risulta bloccata, così come tutti i servizi elettronici e-services e vari sistemi di pagamento. Gli autori dell’attentato informatico sono gli Shadow Kill Hackers, gruppo criminale che ha già colpito la Banca Africana e la Standard Bank.
Per riportare tutto alla normalità, ed evitare che i dati sensibili di milioni di persone vengano pubblicati in rete, i criminali hanno chiesto un riscatto. Quindi, per evitare ulteriori brutte conseguenze, gli SKH hanno chiesto un riscatto di 4 BTC (Bitcoin). La cifra ammonta a oltre 500.000 Rand sudafricani, valuta locale.
Che dire, l’Africa sembra voglia inserirsi in prima linea nel “progetto” Bitcoin. I continui guai però, cominciano a rendere la situazione pesante. E cominciano i primi dubbi sulla distribuzione di criptovaluta nel continente africano.