I coronabond spaccano l’Unione Europea. O meglio, dividono gli Stati membri tra chi sta con l’Italia e chi no.
La Germania e i Paesi del Nord (Olanda compresa) si sono schierati contro l’Italia ed i coronabond, mentre la Francia, la Spagna ed altri 7 Stati appoggiano l’Italia e respingono il Mes (Leggi anche: “UE vs Italia: il BelPaese ne esce vincitore”).
Ma cosa sono i coronabond e a cosa servono?
Di seguito vi proponiamo una panoramica sulla questione e sul nuovo strumento finanziario che dovrebbe salvare (economicamenre) la Ue dall’attuale emergenza sanitaria.
Coronabond: cosa sono?
Una decina d’anni fa l’Unione Europea si trovò di fronte ad una crisi economica mondiale, e lo strumento per contrastare il fallimento delle aziende, della moneta ed ovviamente degli Stati doteva essere l’emissione degli eurobond.
Oggi come allora la storia si ripete, e ancora una volta sono la Merkel e gli alleati del Nord a dire di no all’iniziativa. Il funzionamento dei coronabond è uguale a quello degli ipotetici eurobond, la scetticità nei confronti di questo “strumento” è sempre la stessa, e le perdite in Borsa causate dall’insicurezza di creare o no questi bond sono simili.
Anzi, forse stavolta va un po’ peggio.
I coronabond fanno parte di un meccanismo di distribuzione dei debiti tra i vari Stati dell’Eurozona, attraverso la creazione di obbligazioni del debito pubblico (che differisce a seconda del Paese Ue).
Ci teniamo a sottolineare che non si tratta di uno strumento finanziario creato per migliorare temporaneamente l’economia di un Paese che può usufruirne quando vuole, bensì di uno strumento da utilizzare solamente in caso di emergenza. Altrimenti non ce ne sarebbe bisogno.
Si tratta più che altro di un atto solidale fra i Paesi Ue. Ma la solidarietà non c’è mai stata. Almeno per quanto riguarda l’Italia.
Come funzionano?
Per ricevere i coronabond, in pratica uno Stato dovrà chiedere dei soldi in prestito all’Unione per poter finanziare tutte le attività ritenute necessarie per il Paese. Citiamo opere di intervento per la sanità, per le infrastrutture, e così via.
Tra queste dovrebbe rientrare anche opere straordinarie, da attuale ovviamente in caso di emergenza. E il coronavirus ci sembra l’emergenza più grave che il mondo sta vivendo nell’ultimo secolo. Guerre mondiali a parte, ma comunque molto simile anche a quest’ultime.
Ebbene, arriviamo al dunque, una volta che uno Stato riceve i coronabond, la stessa somma dovrà essere restituita alla Ue. Ma a pagarla non sarà soltanto il Paese che li riceve, bensì tutti gli Stati membri dell’Unione Europea.
A nostro avviso i coronabond sono simbolo di solidarietà tra Paesi diversi, un meccanismo che dovrebbe anche dimostrare al mondo intero la forza dell’Unione Europea. Si dovrebbe dimostrare che uniti e compatti, anche una pandemia come questa può essere sconfitta.
Come direbbe Amstrong: “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”.
Ma noi, non siamo mica gli americani.