Written by: Economia News

Nuovo taglio dei tassi: quali conseguenze per mutui e investimenti

La BCE ha tagliato i tassi d’interesse di 25 punti base, continuando una politica monetaria espansiva per contrastare la debolezza economica dell’Eurozona e il calo dell’inflazione, con impatti su mutui e risparmio.

taglio tassi BCE

La Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato un nuovo taglio dei tassi d’interesse, riducendoli di 25 punti base. Questa decisione, che era già stata ampiamente anticipata dai mercati, porta la riduzione complessiva del costo del denaro a 75 centesimi negli ultimi quattro mesi.

Si tratta di un primo passo in un ciclo di ribassi che, secondo le previsioni degli analisti, continuerà anche nel 2025. Il prossimo appuntamento cruciale sarà a dicembre, quando la BCE potrebbe ridurre ulteriormente i tassi, con una probabilità superiore al 90%.

Anche la Federal Reserve americana sembra intenzionata a seguire la stessa traiettoria, con due tagli previsti entro la fine del 2024.

Le ragioni dietro la politica monetaria espansiva

La scelta della BCE di intraprendere una politica monetaria più accomodante è strettamente legata alla situazione economica dell’Eurozona. La Germania, motore economico dell’area, è entrata in recessione, mentre la Francia e altri grandi Paesi europei mostrano segni di debolezza. La Spagna rappresenta l’unica eccezione, con una crescita annua del 2,7%.

In questo contesto, ridurre il costo del denaro diventa una necessità per stimolare l’economia e sostenere la ripresa.

Un ulteriore elemento che spinge verso un allentamento monetario è il rallentamento dell’inflazione, che a settembre ha registrato valori inferiori al previsto: 1,8% nell’Eurozona, 0,7% in Italia e 1,4% in Germania.

Le stime prevedono che l’inflazione scenderà ulteriormente nel 2025, raggiungendo una media dell’1,6%, ben al di sotto dell’obiettivo del 2% fissato dalla BCE.

Impatti sui mutui: una boccata d’ossigeno per i tassi variabili

Il taglio dei tassi ha immediatamente influenzato l’andamento dell’Euribor, il parametro di riferimento per i mutui a tasso variabile, che ha registrato un calo di circa 25 centesimi nelle ultime settimane.

Per chi ha già in corso un finanziamento indicizzato, questa è una notizia positiva: attualmente, l’Euribor si attesta attorno al 3,2%, in netto calo rispetto ai picchi di fine 2023, quando aveva superato il 4%.

Questo calo si traduce in un risparmio concreto per le famiglie: su un mutuo di 200.000 euro, la rata mensile è scesa di oltre 120 euro rispetto ai livelli massimi, mentre su base semestrale il risparmio è stimato intorno ai 70 euro.

Mutui di nuova stipula: variabile o fisso?

Nonostante il calo dell’Euribor, i mutui a tasso variabile continuano a rappresentare una scelta minoritaria tra i nuovi finanziamenti. Le banche, infatti, tendono a spingere i clienti verso il tasso fisso, grazie a condizioni più favorevoli.

Attualmente, il differenziale tra l’Euribor a tre mesi e l’Eurirs (il parametro di riferimento per i mutui a tasso fisso) a 30 anni resta significativo: l’Euribor è ancora di un punto superiore, rendendo il fisso più conveniente.

Una simulazione delle proiezioni quinquennali dell’Euribor, che sarà pubblicata a breve, conferma che il tasso fisso offre ancora un risparmio nel lungo termine, anche se la differenza con il variabile, rispetto alle rate iniziali, non è così marcata come potrebbe sembrare.

Confronto tra tasso fisso e variabile: cosa scegliere oggi

Per chi sta pensando di sottoscrivere un nuovo mutuo, la scelta del tasso fisso appare, quindi, più vantaggiosa. Su un mutuo di 200.000 euro a 20 anni, il tasso fisso nominale è attualmente attorno al 3%, con una rata di circa 1.109 euro al mese, mentre il tasso variabile si attesta al 4,2%, portando la rata a 1.233 euro.

La differenza è ancora più evidente sui mutui trentennali, dove il fisso costa attorno al 3%, con una rata di 843 euro, mentre il variabile si avvicina al 4,3%, con una rata di 990 euro.

Questo gap tra fisso e variabile rende la scelta del tasso fisso particolarmente attraente per chi cerca stabilità e una maggiore prevedibilità nei costi.

La percezione dei mutui da parte delle famiglie italiane

Nonostante il calo dei tassi, molte famiglie italiane continuano a considerare il mutuo un impegno finanziario troppo gravoso. L’aumento delle richieste di mutui registrato nei primi nove mesi del 2024, pari al +7%, è principalmente legato all’interesse crescente per la surroga, ossia il trasferimento del mutuo a condizioni più favorevoli.

A settembre, l’incremento delle richieste è stato particolarmente forte (+19%), ma non è detto che questo si traduca in un aumento significativo delle compravendite immobiliari.

Secondo un sondaggio condotto da Changes Unipol e Ipsos, sei famiglie su dieci potenzialmente interessate a un mutuo rinunciano a causa del livello ancora troppo alto dei tassi, anche dopo i recenti ribassi.

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