Si aprono le porte del carcere di Rebibbia per Vittorio Cecchi Gori, vero e proprio pezzo da 90 del cinema italiano. Da produttore cinematografico vinse un Oscar con “Il Postino” , 1 premio BAFTA al miglior film e ben 3 David di Donatello; più altri 3 Oscar per “La vita è bella”.
Ma non solo film, i tifosi della Fiorentina se lo ricorderanno sicuramente per le 2 Coppa Italia ed 1 Supercoppa Italiana vinta, oltre a quello storico scudetto sfiorato nel 1999.
Poi, il declino. Prima il crack da parte dello stesso club calcistico, poi le accuse di bancarotta fraudolenta riguardo la Safin. Ma come recita un vecchio detto, non c’è due senza tre, cosa confermata dal crac di Fin.Ma.Vi., che gli valse una condanna a 6 anni di reclusione.
Ora la storia si ripete, la condanna definitiva è stata confermata qualche ora fa. Vittorione è stato condannato a 8 anni di carcere.
Vittorio Cecchi Gori: la situazione attuale
Un personaggio controverso, che non ha mai nascosto la sua passione per le belle donne e soprattutto per la bella vita. Ma ora non è più quel grintoso e determinato uomo d’affari, tra malattie e problemi fisici, Vittorio Cecchi Gori non è altro che un “uomo consumato”.
Nelle ultime ore molti personaggi dello spettacolo e dello sport si sono schierati a fare di Vittorione, ma non per quello che ha fatto bensì per l’incredibile sentenza. Otto anni di carcere per un “vecchio malato” sembrano troppo, in molti chiedono di valutare l’ipotesi dei domiciliari. E poi, non è possibile che una condanna per bancarotta fraudolenta possa superare quella per omicidio (vedi caso Vannini). Qui c’è qualcosa che non va.
I procedimenti giudiziari
Vittorio Cecchi Gori sta comunque pagando i suoi errori, e perché no, la sua bella vita. Nel Luglio del 2001 venne perquisito Palazzo Borghese (residenza di Vittorione) e in una cassaforte venne trovata una consistente quantità di cocaina. Il produttore cinematografico la definì più volte “zafferano”. Ed è da qui che tutto ebbe inizio.
Seguì l’arresto per il fallimento della Fiorentina (2002), la bancarotta fraudolenta della Safin (2008), quella relativa alla Fin.Ma.Vi. (2011), la condanna a 6 anni di reclusione e la confisca del capitale sociale di Fin.Ma.Vi. e di tutte le quote che facevano capo a Cecchi Gori, comprese quelle di New Fair Film, Adriano Enternainment, Vip 1997, e Cecchi Gori Cinema e spettacolo (2013).
Nel 2020 invece, è arrivata la sentenza definitiva per il crack di Fin.Ma.Vi. e il noto fallimento stimato in 24 milioni di euro: 8 anni, 5 mesi, 26 giorni.