Poste Italiane ha acquistato il 15% delle azioni ordinarie di Tim dal gruppo francese Vivendi, diventando così il principale azionista dell’ex monopolista delle telecomunicazioni italiane, con una partecipazione complessiva del 24,81%.
L’operazione, approvata dal consiglio di amministrazione presieduto da Matteo Del Fante, ha un valore di 684 milioni di euro ed è stata effettuata al prezzo di 0,2975 euro per azione. Vivendi, che fino a pochi anni fa deteneva una posizione dominante in Tim, si avvia ora verso un’uscita quasi completa dal capitale della società, mantenendo solo una quota residuale del 2,51%.
L’accordo è stato annunciato pubblicamente il 28 marzo 2025 e sarà completato dopo la notifica all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), come previsto dalla normativa antitrust italiana.
Secondo quanto riportato nella nota ufficiale, l’operazione ha una valenza strategica per Poste, che intende agire come azionista industriale di lungo periodo, favorendo sinergie tra i due gruppi in diversi settori.
Vivendi si ritira: la fine di una lunga e travagliata presenza in Tim
Con questa cessione, Vivendi segna la fine della sua lunga e controversa partecipazione nel capitale di Tim. Dopo aver detenuto fino al 24% del capitale, la società francese aveva già iniziato a ridurre la sua presenza nelle scorse settimane, scendendo prima al 18,3% e poi cedendo ulteriormente il 15% a Poste Italiane.
Ora Vivendi conserva solo una quota residuale pari al 2,51% delle azioni ordinarie di Tim e all’1,8% del capitale complessivo, ponendo di fatto termine al suo ruolo influente nella governance della società italiana.
La decisione di disimpegno arriva dopo anni di tensioni con il management e le istituzioni italiane, culminate anche in contenziosi legali e in difficili equilibri con gli altri soci.
Poste blinda Tim: una mossa in linea con la strategia del Governo
L’ingresso di Poste Italiane nel capitale di Tim rappresenta una mossa strategica in linea con gli obiettivi del Governo italiano, volto a rafforzare il controllo nazionale su asset ritenuti sensibili.
Dopo lo scorporo della rete e la conseguente riduzione del debito, Tim è tornata a essere un’azienda appetibile anche per operatori stranieri. Tra questi, Iliad – altro gruppo francese – e vari fondi di private equity avevano mostrato interesse.
Con questa operazione, Poste contribuisce a “blindare” Tim, proteggendola da possibili scalate ostili e promuovendo la creazione di un nuovo campione nazionale nel settore delle telecomunicazioni.
L’acquisto delle azioni non è solo un investimento finanziario: Poste punta a svolgere un ruolo attivo come azionista industriale di lungo termine. L’operazione è sospensivamente condizionata alla notifica all’Antitrust e viene definita dallo stesso gruppo come un investimento strategico, con l’obiettivo di generare sinergie operative tra Poste Italiane e Tim.
Le aree d’integrazione previste includono la telefonia, i servizi ICT, i contenuti media, ma anche i servizi finanziari, assicurativi, i pagamenti digitali e il settore energetico.
L’origine dell’ascesa: dallo swap con Cdp al sorpasso su Vivendi
Il percorso che ha portato Poste a diventare primo azionista di Tim è cominciato con un’operazione di swap avvenuta il mese scorso con Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). In quell’occasione, Poste aveva ceduto a Cdp il 3,8% di Nexi in cambio del 9,8% di Tim.
Nexi è un altro tassello strategico per il Governo, che punta a rilanciarla in sinergia con altri grandi gruppi pubblici.
L’ultimo tassello è arrivato con l’accordo con Vivendi, che ha portato Poste al 24,81% di Tim, appena sotto la soglia del 25%, oltre la quale scatterebbe l’obbligo di Opa secondo la normativa vigente.
Sinergie e futuro: un nuovo polo dei servizi integrati
Poste Italiane mira a costruire una vera e propria partnership industriale con Tim, valorizzando le rispettive competenze per offrire servizi integrati ai cittadini e alle imprese. Tra le sinergie prospettate ci sono quelle nei settori dell’ICT, dei contenuti digitali, delle reti di pagamento e dei servizi energetici, ma anche l’integrazione delle piattaforme logistiche e digitali.
Questa strategia potrebbe trasformare Poste e Tim in un polo tecnologico e infrastrutturale in grado di competere su scala europea, rilanciando il ruolo delle grandi partecipate italiane nello sviluppo del Paese.
Scenari futuri: convergenza nei servizi e nuovo slancio competitivo
L’ingresso di Poste Italiane nel capitale di Tim apre a un possibile riassetto strategico nel settore delle telecomunicazioni italiane. Poste, già attiva con i suoi servizi di telefonia mobile tramite PosteMobile – che utilizza la rete WindTre – potrebbe in futuro valutare un’integrazione tecnologica o commerciale con l’infrastruttura di Tim.
Una simile convergenza permetterebbe non solo di rafforzare l’offerta retail di Poste, ma anche di generare efficienze nella gestione delle reti, nella distribuzione dei servizi e nel customer care.
In prospettiva, non si può escludere la nascita di un polo unico che combini telefonia, servizi digitali, pagamenti e logistica, rafforzando la competitività delle due aziende sul mercato nazionale ed europeo. Un’evoluzione di questo tipo risponderebbe anche alle esigenze del Governo di consolidare asset strategici e rafforzare la sovranità tecnologica del Paese.