Il lusso italiano torna protagonista. Prada ha annunciato l’acquisizione di Versace per 1,25 miliardi di euro, riportando così lo storico marchio della Medusa sotto controllo italiano dopo oltre cinque anni in mani statunitensi.
L’operazione segna un passaggio storico per il settore moda e consolida la posizione di Prada come uno dei principali player mondiali nel segmento del lusso.
I dettagli dell’operazione: cifre, finanziamenti e obiettivi strategici
L’accordo tra Prada e Capri Holdings — la holding statunitense guidata da John Idol — prevede un corrispettivo complessivo di 1,25 miliardi di euro in contanti per l’acquisizione di Versace. Un’operazione che segna un ritorno storico per uno dei simboli più iconici del Made in Italy nel mondo della moda.
Il closing dell’operazione è previsto per la seconda metà del 2025, con un valore che potrà subire lievi variazioni a seconda di parametri finanziari legati alla gestione corrente del brand.
Per finanziare l’acquisizione, Prada ha sottoscritto un maxi finanziamento da 1,5 miliardi di euro, erogato da due importanti istituti: Bnp Paribas e Intesa Sanpaolo, tramite la divisione Imi Cib. L’accordo include anche benefici fiscali significativi, in particolare la possibilità di sfruttare perdite fiscali riportabili, aumentando così l’efficienza dell’operazione dal punto di vista tributario.
Capri Holdings, dal canto suo, utilizzerà le risorse incassate per rafforzare il proprio bilancio e supportare lo sviluppo degli altri marchi in portafoglio, Michael Kors e Jimmy Choo. L’operazione rappresenta quindi un passaggio strategico per entrambe le parti: Prada amplia il proprio portafoglio con un marchio prestigioso e dal forte potenziale di crescita, mentre Capri Holdings punta a consolidare la propria posizione finanziaria e rilanciare gli altri asset del gruppo.
Versace torna italiana: le sfide e le opportunità per il rilancio
L’acquisizione di Versace da parte di Prada apre un nuovo capitolo nella storia della maison fondata da Gianni Versace nel 1978. Nonostante le difficoltà degli ultimi anni, Versace resta un marchio iconico a livello globale, simbolo del lusso italiano e dell’eccellenza creativa.
Tuttavia, il percorso di rilancio non sarà immediato: i vertici di Prada hanno già evidenziato come il progetto richiederà tempo, pazienza e disciplina, puntando non tanto a tagli dei costi, quanto alla valorizzazione e crescita dei ricavi.
Secondo Andrea Guerra, amministratore delegato di Prada, l’integrazione di Versace porterà benefici sia in termini di know-how industriale che di competenze retail, grazie alla forza della piattaforma del gruppo. L’operazione è concepita per rispettare e valorizzare l’identità unica di Versace, evitando sovrapposizioni con gli altri marchi del gruppo, come Miu Miu o Prada stesso. Un punto chiave sottolineato anche da Lorenzo Bertelli, responsabile CSR e futuro protagonista della strategia di rilancio, che ha ribadito come la diversità del “DNA” di Versace rappresenti un asset fondamentale per lo sviluppo.
La nuova governance di Versace: addio a Donatella, spazio a Dario Vitale
Un altro elemento chiave dell’operazione riguarda il management e la direzione creativa di Versace. Dopo decenni alla guida stilistica del marchio, Donatella Versace lascia il ruolo di direttore creativo, segnando simbolicamente la fine di un’epoca.
Prada ha scelto di affidare la nuova direzione artistica a Dario Vitale, ex designer di Miu Miu, il brand “giovane” del gruppo che negli ultimi anni ha registrato performance di crescita molto positive.
Vitale avrà il compito di rinnovare il linguaggio estetico di Versace, mantenendo però viva l’eredità stilistica e culturale lasciata da Gianni e Donatella Versace. La sua nomina è strategica: rappresenta la volontà di Prada di replicare per Versace il percorso vincente già intrapreso con Miu Miu, unendo creatività innovativa e tradizione.
L’attuale CEO di Versace, Emmanuel Gintzburger, rimarrà invece in carica nella prima fase della transizione, garantendo continuità operativa e supporto al nuovo corso.
Le reazioni del mercato e il significato per il Made in Italy
L’acquisizione di Versace da parte di Prada è stata accolta con entusiasmo da istituzioni e operatori del settore, interpretata come un segnale forte a tutela dell’identità e del patrimonio del Made in Italy.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha definito l’operazione «un ritorno a casa» per uno dei marchi più rappresentativi della moda italiana, sottolineando come il rafforzamento di gruppi italiani nel settore sia fondamentale per consolidare la leadership del Paese nel lusso globale.
Nonostante ciò, lo scenario competitivo rimane dominato dai grandi gruppi francesi LVMH e Kering, che da anni guidano il mercato con acquisizioni e investimenti miliardari. L’operazione Prada-Versace rappresenta dunque non solo un rilancio per la maison della Medusa, ma anche un passo importante per bilanciare i rapporti di forza nel settore fashion, riaffermando la centralità dell’Italia nella creatività, nella produzione e nella gestione dei marchi di lusso.