Sembrava che il brutto periodo passato da Banca Carige e il rischio di fallimento fossero due cose ormai superate. Ci eravamo lasciati con l’approvazione della Consob per l’aumento di capitale da 700 milioni di euro (Vedi: “Aumento capitale Banca Carige: 700 milioni di euro”). Ma nonostante ciò, avevamo già intuito che dubbi e rischi sull’istituto di credito sarebbero rimasti, e che il fallimento ufficiale era stato solo rimandato.
Ora ci si mette Vittorio Malacalza a peggiorare la situazione. L’ex azionista principale di Banca Carige ha infatti depositato ricorso contro l’istituto bancario, e chiede un risarcimento pari a 480 milioni di euro. Il ritorno alla normalità per la banca genovese è quindi sfumato, o quantomeno procede a rilento.
Banca Carige: cos’è successo
Ma procediamo con ordine. Innazitutto ricordiamo che il gruppo Carige è stato commissariato già a inizio 2019 da parte della Bce. Poi, nel mese di Settembre c’è stata un assemblea dei soci utile a votare si o no per la ricapitalizzazione di Banca Carige. Il principale azionista (27,6%), Malacalza Investimenti, era addirittura assente. Ma ciò non ha influito sulle votazioni, il 91% dei presenti infatti ha votato si.
Dopodiché sono stati approvati anche i 700 milioni di euro per la ricapitalizzazione. La prima tranche è stata da 312,2 milioni di euro, sottoscritta dallo Svi ovvero lo Schema Volontario di Intervento del Fitd. Poi, 63 milioni di euro sono stati stanziati dalla Cassa Centrale Banca (partner industriale del gruppo), mentre la terza tranche da 85 milioni di euro è stata divisa tra i vecchi soci e il Fitd. La quarta tranche invece è pari a 238,8 milioni di euro, ed è stata sottoscritta ancora una volta dal Fitd.
Inoltre, la Consob ha anche approvato il ritorno del titolo di Banca Carige in borsa, cosa che dovrebbe accadere verso Febbraio 2020.
La situazione attuale
Come già anticipato, sembrava che tutto stesse procedendo per il verso giusto e che Banca Carige potesse avere finalmente una nuova vita. Ma il via libera all’operazione di salvataggio è avvenuta senza l’ok della famiglia Malacalza, che prima della ricapitalizzazione era a capo di Banca Carige grazie al 27,7% detenuto attraverso Malacalza Investimenti.
Ebbene, il 27,7% oggi è stato ridotto al 2%. A questo punto Vittorio Malacalza poteva chiedere la sospensiva, ma ha preferito chiedere il danno in solido a coloro che hanno realizzato l’operazione di ricapitalizzazione. Inoltre, il diritto d’opzione per i soci già presenti è stato praticamente azzerato. Per questo motivo, Malacalza chiede quasi mezzo miliardo di euro di risarcimento a Banca Carige.
Una cifra che sicuramente metterà in difficoltà l’istituto di credito ligure, che potrebbe ritrovarsi nuovamente proteso verso il fallimento.